Codename Vestia - Capitolo 14

Traduzione: A_G_V – Check: SimoDrago
Codename Vestia – Capitolo 14
Doyeong girò la lettera sul retro.
Il passaggio che vide non soppresse la gelosia che si stava insinuando.
E anche se la lettera descriveva ciò che Johannes aveva sperimentato e sentito mentre viveva su quest’isola, non c’era niente di importante per Doyeong.
Shrak.
Doyeong abbassò la lettera. Una brezza gentile gli scompigliò i capelli mentre guardava il mare.
Dopotutto era solo un altro Johannes.
Anche se fosse morto senza uscire da quest’isola deserta, Camar avrebbe continuato a vivere e incontrato il prossimo uomo che fosse arrivato.
Incontrare qualcuno, separarsi e incontrare ancora. Alla fine era lo stesso flusso come una vita umana ma la differenza è che il ciclo era l’intera vita per qualcuno.
E lui non aveva alcuna intenzione di farsi catturare da quel flusso.
Poi, improvvisamente, realizzò che era passato molto tempo e lasciò un segno.
“Perché non sei ancora arrivata?”
Fu allora.
Improvvisamente un cinghiale selvatico saltò fuori dai cespugli. Doyeong venne sorpreso, istintivamente cercò un’arma e si sporse sulla sua vita. Ma non c’era nessuna arma.
Il cinghiale selvatico fece un tonfo e cadde di lato. Era già morto.
Dopodiché si mostrò la vampira. Sorrideva come un cucciolo che aveva visto il suo proprietario.
“Tenente!”
Doyeong ne fu scioccato.
“Cosa…”
“Tenente ha detto che voleva mangiare carne.”
l’uomo fissò il volto da cucciolo che chiedeva complimenti.
***
Quando era giovane, un gatto disubbidiente viveva in una casa nel quartiere di Doyeong.
Il gatto era meschino con tutti ma stranamente gli piaceva Doyeong. E da un giorno all’altro finì per portargli cose come topi, uccelli e lucertole.
Il proprietario del gatto gli aveva detto che indicava che piaceva al gatto. Significava qualcosa come ‘l’ho preparato per te.’
Apparentemente piaceva a questa vampira, pensò.
Non era insolito che lui piacesse a una donna ma il problema ora, era che era una vampira che lo stava tenendo in custodia.
Inoltre Doyeong non pensava che Camar fosse sincera.
Visto che sembrava aver vissuto da sola per molto tempo, doveva essere attratta istintivamente da un uomo che non aveva mai incontrato per molto tempo. Dopotutto era un giovane uomo in salute e non aveva un brutto aspetto.
Quindi non importava se William o John fossero arrivati sull’isola al posto di Doyeong finché avessero avuto condizioni simili.
“Tenente.”
La ragazza apparve da dietro l’albero e parlò, con i lunghi capelli che le piovevano dal cappello di paglia intrecciato da lei stessa. Sembrava fresca, degna di apparire nella pubblicità di una bevanda ionica.
N/T: Bevande sportive o energy drink.
“Vado a raccogliere i fiori.”
Doyeong mise giù il libro e rispose.
“Andiamo insieme.”
lei sbatté le palpebre.
“Insieme? Ma la gamba di Tenente…”
“Ho una stecca forte, di cosa sei preoccupata?”
e le tese la mano come se stesse chiedendo, “Cosa stai facendo invece di supportarmi?” Camar esitò ma si avvicinò e lo alzò.
“I fiori sono lontani.”
“Sento di star venendo allevato visto che sto solo seduto qui intorno. Andiamo un po’ più lontano.”
L’uomo si appoggiò a lei e fece un passo avanti.
Ormai non sentiva quasi più il dolore alla gamba.
In primo luogo era guarita più velocemente di quanto si aspettasse, visto che aveva una costituzione molto sana, mangiava e riposava bene. Però, anche se era già in grado di camminare per un po’, non sapeva ancora se avrebbe dovuto farlo sapere alla vampira.
“Non è dura, Tenente?”
Gli chiese.
“Sto bene.”
Doyeong non lo stava nascondendo con l’intenzione di ferirla. Poteva essere a causa del suo umore quindi finse di non essere ancora guarito.
E così i due andarono per la loro strada.
Anche se le sue gambe erano migliorate, era passato molto dall’ultima volta che aveva percorso una tale distanza. Inoltre stava fingendo che la sua gamba fosse a disagio. Camar chiese appena notò che il retro della sua maglietta era umida per il sudore.
“Vuoi riposare?”
“Hmm.”
Lo aiutò a sedersi su una roccia sulla riva del lago. Allora raccolse dell’acqua con la ciotola di legno che aveva messo nella borsa a tracolla e gliela porse.
“Ecco, acqua.”
“Grazie.”
Prese la ciotola e bevve ma la ragazza sembrava commossa per qualche motivo quindi si chiese quale fosse la fonte di questa reazione.
“Cosa succede?”
“Niente.”
Replicò Camar timidamente e si girò.
‘Cos’è questo?’
Per quanto riguarda Doyeong, non aveva neanche notato che la sua reazione era dovuta al suo inconscio “grazie” e pensò semplicemente che fosse strana.
Alzò lo sguardo al cielo. Al suo fianco un precipizio era tagliato come il pugno di un gigante creando un semi-tetto sulla sua testa. Quindi, all’ombra in cui Doyeong era seduto c’era una brezza fresca.
L’acqua del lago fluiva nelle profondità dell’oscurità sotto il precipizio.
Gli uccelli volavano nel sereno cielo blu.
L?uomo abbassò lo sguardo e vide Camar rannicchiata al fianco dell’acqua.
‘Se è vero che hai vissuto quanto hai detto, è certamente un miracolo che tu abbia vissuto tutti questi anni senza venir inquinata con il tempo.’
Questo poteva essere dovuto alla sua personalità originale e al suo lungo sonno ma soprattutto era perché aveva vissuto su quest’isola. Non c’erano macchie in questo ambiente naturale, doveva essere ancora vicina a com’era originariamente.
La natura aveva preservato l’esistenza di questa vampira.
Lei lo guardò come se avesse sentito il suo sguardo. Lo fissava con gli occhi rubino e trasparenti. La luce brillava su di lei.
“Hai finito ora?”
“Sì, andiamo.”
Doyeong naturalmente mise la sua mano sulla sua spalla.
Gli occhi di Camar lo guardavano e i fiori sembravano fiorire in quegli occhi che lo stavano scrutando.
‘Tutti gli uomini che sono venuti su quest’isola erano così?’
No, non lo pensava.
Lo sapeva di istinto.
Pa-ra-raak.
Lei guardò verso la foresta, dove gli uccelli volavano mentre svanivano nel cielo. E quando lui iniziò a guardarsi intorno, disse velocemente.
“Andiamo.”
Doyeong la guardò ancora. ‘Sembra che stia cercando di distrarmi, in qualche modo… ’
Però non disse molto dato che era solo un presentimento. Per questo i due andarono ancora per la loro strada. Dopo aver camminato per un po’ Camar scalò una collina simile a un precipizio e tese la mano.
“Attento. Un po’ alto.”
Intendeva che era ripido.
Così le prese la mano, che lo sollevò. Immediatamente si manifestò un altro mondo, che lo lasciò senza parole.
Lo scenario con i fiori rossi in piena fioritura fin dove l’occhio poteva arrivare era schiacciante.
Doyeong non poté spostare lo sguardo e chiese.
“Fiorivano qui originariamente?”
“No.” Rispose Camar, “Originariamente li ho trovati in un posto alto all’esterno. Li ho portati e piantati qui.”
Allora la guardò sorpreso.
“Tutti questi?”
“Finirò mai il tempo?”
Doyeong guardò Camar.
“Hai imparato a essere sarcastica?”
A lui piaceva quindi guardò ancora il giardino fiorito e chiese.
“Da quando?”
“Appena sono arrivata sull’isola. Avevo bisogno di qualcosa da mangiare. Quando sono andata a dormire, pensavo che sarebbero tutti morti presto perché non crescevano qui.”
Come aveva detto prima Doyeong, i fiori erano varietà che crescevano in posti freddi.
Lei mormorò appena guardò il giardino fiorito.
“Ma non sono morti.”
Innumerevoli volte, lei, appariva così: anche se normalmente sembrava una sciocca sconsiderata, c’erano altre occasioni in cui infilzava in profondità, come se usasse un coltello.
“Sono diventati più forti. Cresciuti più grandi per adattarsi alla nuova terra.”
“È bello. E strano.”
“L’ondeggiare dei brillanti fiori rossi sarebbe dovuto sembrare agghiacciante, come se il sangue fosse versato ma in realtà era bello vederli sventolare e riflettere il bagliore ogni volta che passava il vento.
Erano come gli occhi di Camar. Sarebbero dovuti sembrare sinistri, ma non lo sembravano minimamente.
“Umm. Bello.”
Disse la ragazza, mentre guardava i fiori.
Doyeong poteva immaginarla a piantare i fiori. Da sola su un’isola vuota, molto prima che il Floss venisse sviluppato, indossando il suo cappello di paglia rustico e artigianale.
Quell’immagine gli dava una sensazione compassionevole ma anche amorevole.
Prima di accorgersene, stava avvolgendo le sue mani sulle guance di Camar. Lei chiuse lentamente gli occhi.
Le loro labbra si incontrarono.
Doyeong lo sapeva. Avrebbe probabilmente rimpianto questo momento.
Non c’era alcun futuro tra di loro. Non solo perché doveva lasciare l’isola, ma perché Camar era una vampira e lui un umano.
Anche in un tale mondo, non avrebbe mai pensato che si sarebbe innamorato di una vampira, quindi Doyeong non aveva neanche mai pensato ai problemi causati dalla differenza nella longevità tra una coppia vampiro e umano.
Ma, com’era stato negli ultimi tremila anni, Camar sarebbe sempre stata così e lui sarebbe invecchiato.
Anche così, sembrava comprendere perché, nonostante le differenze, così tante coppie vampiro e umano decidevano comunque di godere del tempo in cui stavano insieme. Perché niente sembrava più corretto e intenso di questo momento.
***
I due guardarono il giardino fiorito insieme, per un po’. Non si sarebbe stancato di vedere le onde rosse infrangersi ancora e ancora. Piuttosto, sentiva lo stesso senso di orgoglio di quando completava un lavoro su cui aveva lavorato per molto tempo.
Inoltre era un panorama che Camar aveva fatto con grandi cure.
“Dovremmo andare?”
Le chiese, lei annuì e lo alzò. Così la lasciò un po’ più al comando. Era tenue ma la ragazza sentì la differenza, facendo arrossire leggermente le sue guance.
I due tornarono dalla strada da cui erano venuti.
“Acqua, per favore.”
Poi disse di essere assetato.
“Ecco.”
Lei tirò fuori la bottiglia d’acqua dalla sua borsa a tracolla. Però mancarono le mani l’uno dell’altro quindi la bottiglia rotolò e Camar dovette correre per prenderla.
“Oh, aspettami.”
Doyeong la guardò e sorrise. Inconsciamente abbassò la testa… E allora la vide.
Era un’impronta.
Chiaramente incastonata nel fango secco e indurito.
Era un piede nudo senza scarpe, ma considerando la dimensione, era un’impronta maschile. E di uno piuttosto robusto.
“Tenente?”
Quando vide l’uomo immobile, Camar lo chiamò. Lui mise tranquillamente il piede sull’orma lasciata nel fango.
“Andiamo.”
E andarono via.
