Codename Vestia - Capitolo 15

Traduzione: A_G_V – Check: SimoDrago
Codename Vestia – Capitolo 15
“Tenente, cosa stai facendo?”
Chiese Camar.
Doyeong rimosse la stecca dalla sua gamba. La mosse leggermente e non sentì alcun dolore. Finalmente la gamba era completamente guarita.
Così lei gli chiese.
“È guarita?”
“Sì.”
Rispose, mentre metteva da parte il ramo che aveva usato come tutore.
“Sono felice.” Disse Camar.
Era sincera. Anche se lo aveva ferito solo per errore, ogni volta che lo vedeva zoppicare, si sentiva dispiaciuta per lui.
Ma molto presto ricordò perché avrebbe dovuto iniziare a preoccuparsi.
L’uomo si alzò.
“Ora devo prepararmi.”
“Per cosa?”
“Prepararmi a tornare a casa.”
Improvvisamente il volto di Camar si indurì. Nel frattempo Doyeong si alzò e iniziò a preparare le sue cose.
“Non puoi andare.”
Disse lei, facendolo fermare.
“Nessuno se n’è mai andato.”
Riguardandola, sembrava determinata.
“Anche Johannes aveva una moglie e un figlio. Ma non è riuscito ad andarsene da qui. Quindi Tenente non può andare.”
Camar gli stava ancora nascondendo qualcosa. Sapendolo, continuò a cercare di nascondere il suo essere attratto istintivamente da lei.
“Non essere ridicola. C’è qualcuno che mi aspetta all’esterno.”
Si aspettava che avrebbe resistito. Non sapeva ancora cosa stava succedendo ma lei era estremamente cauta verso gli esseri all’esterno dell’isola.
Dopo aver esitato per un po’, Camar chiese,
“È per una donna?”
Neanche lui era stato onesto su questo ma non aveva il cuore di dare una corretta risposta al momento.
“Sì.”
Ad ogni modo sua madre era una donna quindi non era una bugia.
Camar serrò le sue labbra e scosse la sua testa cocciutamente.
“Non c’è via di uscita.”
“Sei una vampira. Puoi nuotare, costruire una zattera o altro.”
“Perché io?”
Chiese come se non lo sapesse davvero.
“Non lascio l’isola.”
“Perché no? Cosa c’è qui? C’è solo della dannata sabbia e igname su quest’isola, giusto?”
N/T: L’igname è una pianta da cui si ottengono dei tuberi, si trova nelle regioni temperate e tropicali del mondo.
Alla fine Doyeong alzò la voce ma sapeva che la ragazza ci era passata molte volte prima, non era niente di nuovo per lei––occuparsi di tutti quelli che si arenavano qui resistendo sempre al fatto che non sarebbero stati in grado di ritornare da dove venivano nella loro vita––per questo mantenne la sua compostezza.
“Nessuno può andare. Non c’è via d’uscita.”
“Bene.”
Disse Doyeong tranquillamente. Camar non si aspettava che avrebbe reagito così quindi ne fu un po’ perplessa.
Di fatto, non era brava a nascondere la sua espressione quindi lui sapeva che era a disagio, ma non gli importava.
“Fai come vuoi. Perché io devo andare.”
Le parlò freddamente e si girò. Improvvisamente la vampira si avvicinò e provò ad afferrargli il braccio.
“No.”
Lui le afferrò la collana mentre faceva scivolare via la mano.
ne fu sorpresa però Doyeong tirò a sé dalla collana. Se fosse stata pronta, sarebbe stata in grado di tenere la sua posizione però, visto che era un gesto inaspettato, venne trascinata sorpresa.
Doyeong disse quello che pensava con un tono basso ma fermo.
“Questa volta dovrai rompermi entrambe le braccia e le gambe.”
Allora, come se non gli piacesse stare a contatto con lei, lasciò la presa staccandosi da lei.
“Pericoloso.”
Disse Camar inconsciamente mentre si era girato per andarsene. Doyeong la riguardò con volto infastidito.
“Cosa?”
Gli disse mentre si mordeva le labbra.
“Se lascerai quest’isola, morirai. C’è Mot.”
Per un momento Doyeong sembrò così tetro che lei si chiese se lui conoscesse la parola.
Lui scoprì dopo che ‘Mot’ era il ‘dio della morte’ appartenente a un antico mito del medio oriente. Ma pur sapendolo non gli importava.
“Non essere ridicola.”
Poi si girò e se ne andò mentre lei rimase stordita come un cucciolo che aveva perso il suo padrone.
***
Senza rallentare, Doyeong iniziò a costruire una zattera.
Alla fine il solo modo di scappare, senza l’aiuto della vampira, era costruire una zattera e fortunatamente sapeva come costruirla.
Inoltre, l’intero dipinto era già nella sua mente perché aveva vagato lì intorno per circa un mese guardando gli alberi che potevano essere usati per farla.
Non avere un coltello era il maggior problema ma recentemente, nella foresta, aveva trovato un pezzo di ferro arrugginito che poteva essere usato come sostituto di un coltello di media lunghezza.
Comunque, a prescindere da quanto ci provasse, non riusciva a usarlo per tagliare ma almeno poteva essere usato per distruggere qualcosa.
Camar non era in vista ma non gli importava. Se lei l’avesse aiutato, la zattera sarebbe stata conclusa in un giorno ma non era come se fosse completamente impossibile costruirne una senza il suo aiuto.
Stava sudando copiosamente per il duro lavoro.
Shrak.
Ci fu un suono. Doyeong si guardò intorno.
“Camar?”
Non ci fu alcuna risposta. Prese silenziosamente il coltello che giaceva sulla sabbia e si avvicinò ai cespugli silenziosi.
Spostò velocemente i cespugli ma non vide nessuno. I dintorni erano così tranquilli che si chiedeva se ci fosse qualche animale. Allora, da qualche parte nella foresta, un uccello volò via.
Questa era una strana isola. Solo questo era chiaro.
***
Doyeong si svegliò al mattino e vide che la posizione della ragazza era vuota. Sembrava che quella notte non fosse tornata.
Aveva le sue circostanze ma visto che non le aveva spiegate, era impossibile aspettarsi che lei capisse. Aveva una vita all’esterno e non poteva neanche dire alla sua famiglia e ai suoi amici della sua sopravvivenza, quindi non poteva semplicemente sistemarsi qui e dire, “Non posso andarmene” mentre si aspettava che i suoi parenti rispondessero, “Oh, è così?”
Clank.
Mentre il mobile appeso al soffitto tremava, la luce brillò nel vetro.
L’espressione di Camar, che sembrava come se il mondo stesse collassando quando aveva detto che aveva intenzione di tornare a casa, gli tornò in mente e sospirò.
‘Preferirei spiegarmi.’
Ma poteva essere più facile non farlo, visto che non avrebbe smesso di lavorare per tornare a casa ad ogni modo.
Mentre Doyeong ci pensava, uscì. E ciò che vide lo sorprese.
“Cosa…”
Ogni parte della zattera era stata rotta così perfettamente che non poteva neanche rimetterla insieme ripararla. E c’era solo una colpevole.
‘Questa bambina è davvero…!’
“Camaaar!”
Urlò Doyeong. Il suono echeggiò ovunque ma lei non apparve.
Doyeong si accigliò e iniziò a ricostruire la zattera da zero.
***
Non entrò neanche nella baita, rimase a dormire di fianco alla zattera. Il falò ormai era ridotto in cenere, così accese un ultimo fuoco.
Camar strisciò verso la zattera. Sembrava che questa non fosse la prima volta che lui ne costruiva una. In 2 o 3 giorni sarebbe stato in grado di prendere il largo.
Mentre stava per raggiungere l’imbarcazione…
“Non toccarla.”
Improvvisamente risuonò la voce di Doyeong, facendola indietreggiare… Si girò, era come se non avesse mai chiuso occhio.
“Hai il diritto di toccarla?”
C’era un bagliore nei suoi occhi alla luce del falò. Ma Camar strinse i denti e la raggiunse comunque.
La zattera pesante fu lanciata in aria spargendo sabbia. Camar l’aveva lanciata e distrutta senza pietà.
Thud! Crack!
Allora ci fu il suono di detriti che volavano e ruotavano in tutte le direzioni.
Doyeong sputò imprecazioni ed entrò nella baita. Camar rimase alla porta. Alla fine fece la sua decisione e la aprì.
“Tenente…”
“Fuori da qui ora.”
Non si infastidì neanche di alzare ancora la sua voce pensando che Camar non avesse alcun diritto di fargli questo.
Ma lei entrò comunque.
Camar cadde in ginocchio, si sedette e iniziò a piangere. Gli occhi di Doyeong fremettero.
“Piangi pure…”
Aveva intenzione di dire qualcosa ma si ricordò che Camar era bella anche quando piangeva. Anzi, sembrava anche più bella quando piangeva.
“Mi dispiace, Tenente. Mi dispiace…”
Piangeva così tragicamente che anche il cuore di pietra di Doyeong si mosse.
“Mi dispiace. Davvero…”
Allora disse,
“Voglio che tu viva.”
Mot non aveva risparmiato nessuno di quelli che amava. Amarlo non era diverso dal dargli un biglietto per l’aldilà. Quindi, il solo modo per salvare Doyeong era lasciarlo vivere qui, un posto lontano dagli occhi di Mot.
Calò silenzio.
Improvvisamente Doyeong sospirò e si sdraiò.
Camar lo guardò confusa. Doyeong, che era sdraiato al suo fianco, la stava fissando. I suoi occhi brillanti non sembravano più essere arrabbiati. Piuttosto, sembrava una profonda e seria contemplazione.
Doyeong disse con uno sguardo che sarebbe rimasto nei suoi ricordi per molto tempo.
“Vieni qui.”
La ragazza, temendo che lui avrebbe cambiato idea, si avvicinò immediatamente. Allora le indicò lo spazio vuoto al suo fianco e disse,
“Sdraiati.”
Camar velocemente si sdraiò al suo fianco come se avesse ricevuto un ordine dal suo capo.
Mise le sue mani su di lui esitante, poi Doyeong disse,
“Sei pesante. Non sporgerti.”
“Scusa.”
Tolse subito le braccia. Non sapendo dove mettere le mani le mosse avanti e indietro e, alla fine, si aggrappò gentilmente all’orlo della sua maglietta.
Doyeong non riusciva a capire perché volesse proteggerla, che fosse per la sua malattia professionale da soldato o per via di questa vampira contraddittoriamente amorevole.
“Tenente è caldo,” Mormorò lei, gentilmente.
“Una volta ho dormito con un maiale.”
Doyeong abbassò lo sguardo a Camar, che era sorpresa, e disse.
“Mi stai trattando come un maiale ora?”
“Faceva freddo quella volta e il maiale stava soffrendo. L’ho fatto solo quella volta.”
Lui sospirò e alzò lo sguardo al soffitto.
‘Questa può essere considerata una storia ora?’
Quindi si girò e la abbracciò.
“Tenente…?”
Camar smise di respirare all’azione improvvisa. L’odore di Doyeong si fece più intenso. Aveva lavorato al sole tutto il giorno e aveva un misto di sole cocente, soffici vestiti e leggero sudore.
“Perché non farà più male quando ci abbracciamo.”
Camar chiuse i suoi occhi quando sentì il suono del suo cuore pompargli sangue dall’interno del petto.
“Mm-hmm. È caldo.”
***
L’uomo aprì gli occhi quando sentì il sole sul viso, solo per trovare Camar a fissarlo. Quindi scosse la testa sorpreso.
“Cosa?”
Disse lei con gli occhi insolitamente brillanti.
“Ti stavo guardando, Tenente.”
“Sì, ma perché?”
“Non posso?”
Poi lei inclinò la testa come se ci fosse qualcosa di sbagliato.
“Ah, fai come ti pare.”
Era davvero troppo infastidito per chiedere.
“È caldo.”
I suoi vestiti si erano riempiti di sudore per l’aumento della temperatura mentre dormiva. Allora afferrò la maglietta dal retro del suo collo e se la tolse di fronte a lei.
“Devo lavarmi.”
Dopo aver parlato a sé stesso, si alzò e lasciò la baita.
